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Antonio Veneziano Antonio di Francesco da Venezia
PITTORE (Prima del 1340 - 1388, presunta)
Scuola Senese e Fiorentina
RECAPITI E ORARI
Antonio di Francesco da Venezia
Biglietto da visita (vCard)
Antonio Veneziano è stato un pittore, nato a Venezia forse prima del 1340, morto probabilmente in Toscana dopo il 1387. Per quanto il Vasari lo definisca scolaro di Agnolo Gaddi, che avrebbe seguito da Venezia a Firenze, altri invece lo accreditano come discepolo di Taddeo Gaddi (morto nel 1366), dovette formarsi a Venezia sui grandi esempi di Giotto, come fecero i veneti Altichiero e Avanzo. È incerta la tradizione, accolta e diffusa dal Vasari, secondo la quale Antonio, tornato da Firenze a Venezia e fattosi conoscere per opere diverse ad affresco ed a tempera, avrebbe avuto la commissione di dipingere una parete della sala del Consiglio in Palazzo Ducale, ma il premio sarebbe stato inferiore al merito a causa dell'invidia e dell'emulazione degli artisti locali ed alla preferenza data ad altri pittori forestieri. Sappiamo soltanto che il padovano Guariento fu chiamato a decorare una parete della sala del Maggior Consiglio nel 1356 e che nel 1367 l'aveva compiuta; ma se Antonio dipingesse veramente una facciata di detta sala, non è dato stabilire con assoluta certezza. Risulta invece che il pittore, nell'ottobre del 1370, veniva pagato per aver colorito le volte del duomo di Siena, e che il 20 settembre del 1374 era matricolato all'Arte dei medici e speziali fiorentini, cui erano allora aggregati i pittori; ed è presumibile si trattenesse a Firenze fino al suo trasferimento a Pisa, chiamatovi nell'autunno del 1384 a terminare in Camposanto le storie di San Ranieri lasciate incompiute da Andrea da Firenze. Tre sono i riquadri affrescati da Antonio, ma oggi danneggiatissimi ed assai ridipinti. Nel primo sono narrati gli episodi del ritorno per mare da Gerusalemme, l'arrivo a Messina ove il santo confonde la malafede di un oste, e l'accoglienza a lui fatta in refettorio dai canonici della Primaziale di Pisa; nel secondo sono raffigurati la morte del santo, il trasporto della salma alla Primaziale e i prodigi compiuti in questa occasione; nel terzo (quasi del tutto perduto) altri miracoli, tra i quali quello del pescatore Chiavello. Osservando quanto rimane di queste storie, vediamo che Antonio dovette prender contatto a Firenze con la scuola giottesca, ormai distaccatasi dai puri canoni del maestro, per accogliere elementi formali e cromatici della scuola senese; per dare, come i pittori giotteschi veneti, una maggiore importanza al paesaggio ed alla architettura. Su Antonio dovette influire l'arte di Tommaso da Modena; il che lo portò ad una resa del tutto naturalistica del luogo dove si svolge l’azione con la rappresentazione assai fedele di alcuni monumenti pisani; mentre nella colorazione, per quanto si può giudicare dallo stato di questi affreschi, induceva una nota nuova col verde freschissimo, il rosso mattone, il giallo bruno e il bronzato delle carni. Terminate, nella primavera del 1386, le storie di San Ranieri, Antonio si trattenne a Pisa, occupato in altri lavori, fino all'agosto dell'anno successivo. Dopo non altro si sa di lui. Il Vasari afferma che abbandonasse la pittura per la medicina e morisse di peste nell'esercizio della sua nuova professione, asserzione però non documentata. Se si potesse attribuire con sicurezza ad Antonio un tabellario di defunti, esistente nella sagrestia di San Niccolò in Palermo, dipinto nel 1388 con la scena della Flagellazione e mezze figure di santi, e recante un'iscrizione frammentaria, ove si è voluto leggere il nome del nostro pittore, si potrebbe affermare che questi si recasse dalla Toscana in Sicilia. Altra opera attribuita ad Antonio, sulla testimonianza del Vasari, è un affresco frammentario raffigurante la deposizione in un tabernacolo alla Torre degli Agli presso Firenze; attribuzione che, esaminando l’opera, appare corretta.